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LE CHIESE

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Chiesa del Rosario
 

È considerata una delle chiese più importanti di Ottaviano perché venne costruita alla fine del XVI secolo subito dopo l’arrivo ad Ottaviano dei principi De Medici. Nell’ipogeo sottostante sono sepolti gran parte dei rappresentanti della famiglia dalla fine del XVI secolo fino al XIX secolo. Uno dei rappresentanti più importanti sepolti all’interno di questa chiesa oltre a Don Bernardetto e a Donna Giulia, possiamo menzionare sicuramente Luigi De Medici che a cavallo fra il 700 e l’800 fu un importante rappresentante della famiglia perché aveva dei compiti costituzionali presso il Re di Napoli.  La chiesa ha una struttura a capanna che i numerosi interventi non hanno modificato. Notevoli sono i due
altari a marmi policromi, la balaustra, il corredo dei reliquiari, tutti del secolo XVIII, la campana che Nicola Migliore fuse nel 1699, e ornò con le immagini della Madonna del Rosario e di San Lazzaro. Numerose le opere d’arte, sull’altare maggiore c’è una copia dell’Ultima Cena di Leonardo, che Renato Ruotolo giudicò “opera non scadente di ignoto secentista”. Nell’abside i lavori di ristrutturazione hanno portato alla luce un affresco di raffinata fattura: una Madonna del volto pieno e dolcissimo siede su di un solido trono, di cui è rimasta solo la parte superiore. L’affresco risale certamente al secolo XVI, e
l’impostazione e il disegno fanno pensare alla mano di un artista fiorentino.

 

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Chiesa di San Lorenzo
 

Anche questa chiesa è dovuta a Giulia dè Medici, che la fece edificare nel 1578. Notevole è il soffitto, che si deve ad Angelo Mozzillo. Al centro, in un tondo di circa quattro metri di diametro, rappresentante una cupola barocca sorretta da angeli, spicca la madre di Dio che porge lo scapolare a tre monaci, mentre altri quattro frati sono più in basso in atto di preghiera. L'anno segnato presso la firma è il 1777. Il quadro di San Lorenzo martire appartiene ad un non bene identificato N. Brancia e reca la data del 1760.

 

Chiesa di San Giovanni Battista

Al posto di una piccola chiesa, dedicata al Battista, sorse nel 1698, per iniziativa dei Medici, un tempio di grosse proporzioni dedicato allo stesso santo. All'esterno, campeggia un portale barocco in pietra vesuviana che reca ancora intatto lo stemma della famiglia feudale. La tela della volta, stranamente, porta stampate il nome dell'autore: Crescenzo Gamba, e la data del 1669. Due stranezze: Crescenzo si chiamava "Della Gamba" e non"Gamba" ed è vissuto nella seconda metà del XVIII secolo. Bisogna dire che la tela
centrale, staccatasi, fu alla meglio restaurata da alcuni incompetenti e riattaccata. Nella chiesa è collocata sull'altare una buona tela, San Giovanni che predica al popolo, attribuito a Paolo De Matteis. Esemplare molto raro è l'altare maggiore in legno intarsiato. Si tratta di opera di gran pregio,come il San Giovanni, pure in legno. Da ricordare un quadro del Battista datato 1552 e che perciò doveva appartenere alla preesistente chiesetta. Anche se malamente restaurato da un Antonio Mancini nel 1839, conserva i tratti e
le linee di un tempo.

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Chiesa di San Michele Arcangelo

E' la chiesa-madre, dedicata all'Arcangelo Michele, santo patrono della città, al quale sono stati sempre devotissimi i fedeli nel corso dei secoli, e lo sono tuttora. Secondo alcune fonti sarebbe sorta su una più antica chiesa dedicata a San Giacomo. Non si può escludere che tra il tempio e la presenza dei Longobardi nel sud dell'Italia vi sia qualche legame. E' risaputo ed universalmente ammesso, che quel popolo fu particalrmente devoto all'Arcangelo, che un culto in tal senso si pratica tuttora nella città, che le due colonnine tortili che reggono il pulpito sono giudicate da competenti (lo affermò anche Andrea Maiuri) di fattura e di stile longobardi.

La chiesa di san Michele fu costruita alla fine del XVI secolo. E' divisa in tre navate con un altare a cassettoni, coperto da una cupola costruita dopo l'eruzione del Vesuvio del 1906. la chiesa, con doppio ingresso, contiene capolavori artistici e storici. 

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Chiesa di San Gennaro Vescovo e martire

La frazione di San Gennarello si sviluppò in comunità autonoma intorno a questa chiesa,che venne eretta nel 1776, grazie alla generosità di Francesco Montella, protonotario apostolico e sagrista Maggiore del Duomo di Napoli. La comunità di San Gennarello è operosa e intraprendente: l'asse viario Di Prisco-Pappalardo, che segue una delle vie più antiche della Campania Felix, la via del grano e del sale, è oggi un
modello di cultura mercantile. La chiesa possiede una statua lignea della Vergine Immacolata, è opera di squisita fattura. La statua di San Gennaro Vescovo, alta sul piedistallo di pietra e di marmi, protegge la piazza e tende la mano a fermare il Vesuvio.

Lo commissionò il montella, forse a matteo Bottigliero.

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Chiesa dell'Annunziata

Si custodiscono al suo interno due opere di un certo interesse.

L' "Annunciazione" fu dipinta da Angelo Mozzillo nel 1795, e il gruppo ligneo della Vergine e dell'Arcangelo Gabriele venne scolpito nel 1905 da
Gennaro Cerrone, artista di buona tecnica. L'edificio dalla mole massiccia che fu nell'ordine un Conservatorio per le giovani povere, un Convento di clausura, un monastero di francescane, aspetta in silenzio il suo destino: centro di politiche giovanili, struttura polifunzionale, museo.

La chiesa è stata sconsacrata.

 

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L'interno della chiesa è un trionfo di colori ,che occupano ogni punto dello spazio.Sulle pareti e sulla volta è stato raffigurato di tutto:squarci di cenacolo, santi martiri, gli evangelisti, gli apostoli, scene biblichee scene dell'aldilà. Fu autore di questa selva colorata di forme un pittore napoletano del sec.XVIII. Tra il 1940 ed il 1942 fu oggetto di restauro. La struttura a fasce è tipica dei quadri ispirati alla devozione popolare. In basso si vedono personaggi seduti in coroe, al centro, un predicatore; nella fascia di mezzo, sullo sfondo di un paesaggio indistinto, San Francesco d'Assisi e un santo dall'incerta identità si volgono, stando in ginocchio, verso la madonna e il bambino, che dall'alto mostrano i segni che dovrebbero dare un senso di unitario all' opera: una croce, il globo terrestre sormontato dalla croce, una corona nobiliare. Un anonimo pittore del Seicento ha riversato nella tela "Il Purgatorio" tutto ciò che aveva visto nella chiesa del Purgatorio ad Arco: in basso, il colle con tre crani e ossa sparse in mezzo 17 anime purganti, lo scheletro della Morte e gli angeli, e sopra, la SS. Trinità. Il gruppo statuario di Sant'Anna, San Gioacchino e la Vergine, in legno e stucchi, è un lavoro assai fine, che qualcuno riconduce ad una bottega austriaca del sec.XVIII, o forse, a un artista napoletano che ha subito l'influenza del manierismo d'oltralpe durante la presenza degli Austriaci a Napoli. Notevole è l'altare, per i marmi policromi e per le raffinate fattezze dei tre cherubini.

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Chiesa di San Francesco di Paola


I lavori per la costruzione del tempio cominciarono nel 1609.

Particolar cenno merita il soffitto dipinto da Giacomo Cestaro nel 1750. L'autore volle riprodurvi l'apparizione della Vergine a San francesco di Paola. Il dipinto si lascia encomiare per la buona disposizione dei gruppi e l'ottima prospettiva, anche per l'espressione delle figure principali. L'unito convento divenne Casa Comunale dopo le leggi eversive.

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